martedì 29 maggio 2012

va bene, ora lo dico.

Lo dico?
David Rubín è il mio nuovo idolo.
Un po' per quel tratto buttato via e un po' per le storie che riesce ad autoinfliggersi.
L'ultima conferma è arrivata da

LA TETERIA DEL OSO MALAYO (La sala da the dell'orso malese)
di David Rubín
Mi ero già letta il numero uno di "El Heróe", che merita e merita. Ma "L'eroe" è a colori mentre la sala da the dell'orso malese è in bianco e nero, con grigi e retini. Ora, io non sono una fan dei retini. Anzi. Aprendo il volume a caso,confesso di essere rimasta interdetta. Però....
La vera magia sta nel fatto che ogni mini-storia ti prende così tanto, il segno ti turba e i neri schizzati ti emozionano, che dopo un poco dimentichi la presenza dei retini e tutto fila lisco come l'olio, tanto che ho finito il volume in un pomeriggio, per poi leggerlo e rileggerlo (e qui sta la sua vittoria assoluta).
La "teteria" è la sala da the dell'orso Sigfrido, l'elemento comune che lega tutti i mini episodi (non chiedetemi quanti erano. Li ho divorati); ogni racconto -e la storia che li racchiude- è tragico e crudo, dolce e soprendentemente non retorico, neppure quando David ci concede un lieto fine.
Mischia erotismo e lampi con sangue, lacrime e gesti eroici. pennello, china, libertà totale.
C'è Sparta e c'è Batman, c'è un ippopotamo straziato e un felino con le fiamme negli occhi.
Unico appunto: introduzione e testo finale. No, no, carattere illeggibile.
Bravo David, autore e disegnatore delle proprie visioni.

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