domenica 29 luglio 2012

S- Divorare!

Sto cercando di riappropriarmi di Barcellona ma è difficile.

Dopo due giorni di intensi festeggiamenti e risvegli sul divano o nel lettone di Vania prendo tutti i pezzi della scatola e il lavoro riprende. Riprende con le vignette e con i racconti, riprende con le idee di fare, un giorno, due belle graphic novel ("Guru" e un bell'adattamento de "Il giardino"; perché no?).

Ah, sono arrivata terza al Concorso Lettera d'Amore delle edizioni Noubs.
Quindi ad agosto vado a prendere il premio a Chieti. tiè!

E nel mentre qui a Notariat scopriamo le bellezze dell'indossare una toga, farci festa (con limbo e altre amenità) e uscirci, ballarci per ore e tornare a casa all'alba. Ci fermiamo in rambla del Raval per conversare con alcuni paki (ma del Bangladesh) che ci insegnano qualche frase importante in Bangla.
I passanti ci salutano come dei dell'Olimpo.
Tutto ben riuscito, quindi.


giovedì 26 luglio 2012

S- Succhiare.

Mi accascio sul letto in cui dormivo a dieci anni e comincio a tirar fuori dagli scaffali i libri d'arte di mio padre.
Sto male dal tanto leggere, dal tanto sfogliare, dal tanto vedere.

Domani torno in Spagna ed è sempre un viaggio carico, quello che faccio sull'aereo di plastica, quello che mi sveglia alle sette e mi riappoggia a Barcelona con la fame del pranzo.

Ce ne andiamo con tanti sapori sulla lingua, come se avessi leccato le pietre su cui sono passata, come se avessi succhiato tutte le mani che ho stretto e morso tutte le spalle che mi hanno lasciata appoggiare.

Ma c'è già una data di ritorno, e un mese intero da spezzettare in giorni, ore, minuti, caselle da colorare di giallo, rosso, blu.

p.s.: domani faccio un post sulla sospensione dell'area C a Milano, questione che mi fa girare le balle come poche altre cose. L'ho detto anche alla gatta, mentre mia mamma stava ad ascoltare. Entrambe si sono dette d'accordo con me,

D- Idroscali.


mercoledì 25 luglio 2012

S- Ombre di tutti noi.

Riscoperte stupende, sulla solita riva della Roggia e poi passeggiando per le strade, tra inciampi ed altalene.

Riflessioni importantissime sulla catarsi, sulla comunicazione, sul linguaggio.
Paranoie scarabocchiate su un foglio blu di carta riciclata, da Teresina, con miseri tentativi di scrivere con un pastello turchino prima di ripiegare sulla penna e sul limone dello spritz bianco.

Sapevate dell'importanza fondamentale della poesia e del teatro?
E della conoscenza?
Non è tutto kundalini, qua, perché c'è da riconnettersi anche con le parole già dette e i gesti da non dimenticare.

E quindi è bello sapere che allo spettacolo di mia cugina (Lady sings the blues) il trombettista suona la tromba di mio nonno, che le scarpe della zia sono tutte da dipingere, che mia mamma sta scrivendo alcune memorie, e che con qualche bella persona potremmo, un giorno, leggere delle poesie in uno scantinato milanese.



Poi indosso l'anello d'acquamarina della nonna.



Tutto va a posto, prende la rincorsa e fa un balzo in avanti.


martedì 24 luglio 2012

S- Ritrovamenti.

Perdo un pochino il senso del tempo.
Ci sono le scadenze, i viaggi, l'andare, il tornare.
Ci sono i treni e gli aerei, gli occhi da salutare e le unghie da dipingere.
Scannerizzo, mando, scrivo, chiamo, ci rivedremo, buon volo, te lo porto in camera?

Basta.

Pausa.

Scappo con la bici di mio padre.
Scappo con le confidenze regalate solo a me.
Scappo con un foglio e con le reliquie che Udine mi ha lasciato di fronte ai piedi, che è un po' dove comincia il cielo.

lunedì 23 luglio 2012

S- Alla fine, nel mezzo, prima.

...c'è Udine.

Arriva dopo una Milano intensa, con le sue strisce di albe dorate salutate tra il divano e il balcone.
Arriva e me ne riapproprio pezzetto per pezzetto.

Indosso due zoccoli alti, di legno bianco e levigato. Il piede ci si sente a casa, i talloni strusciano e non fanno male.
Mi siedo lungo la Roggia, un Naviglio in miniatura.
Nel silenzio, mi accoccolo su un vecchio lavatoio di pietra.
Mi fermo in un abbraccio non avuto e guardo la corrente.
Scorriamo assieme.
Con l'acqua passano tutti i ricordi delle ultime settimane, qualcuno lo lascio andare e altri, beh, quegli altri li tengo dentro.

Sanno di pioggia e grandine, di arrosticini, di strani cocktail allo zenzero.
Profumano di parole scherzate e di morsi (alla pelle, alla pizza, al legno del tavolo).
A volte arriva il suono di un treno che parte, o di monete in tasca.

Per coronare il tutto ripercorro lo spettacolo di mia cugina Aida che stanotte, sotto un cielo stellato ed enorme, in mezzo alla corte di una villa di campagna, ha cantato con Billie Holiday e con i suoi musicisti, commuovendoci tutti.
All'improvviso, mentre l'attenzione era sulla scena, ho spostato lo sguardo e ho incontrato il riflesso degli occhi di un grosso gatto rosso che mi fissava dal pagliaio, lassù, in alto, nell'oscurità.

E torna anche il cielo di questo pomeriggio, visto dal Castello, con l'angelo che ruotava lungo le linee del vento, le montagne nitide e vicine, le gambe arrossate.


sabato 14 luglio 2012

S- Immagini canaglie

Non me l'aspettavo.
Milano, fetecchia mia, che dopo un liquorino a gambe penzoloni sul Naviglio mi porta via con Cinzia e mi sorprende, ancora, con immagini semi-sepolte nella memoria.

Sfreccio sulla Circonvalla Interna (che sì, è più rapida e fluida di qualsiasi giro "...tanto taglio per il centro", e soprattutto è senza Pavè) ed ecco che
-PAM-
c'è il distributore dell'IP, quella luce blu e arancione là in fondo.

Quante volte ci siamo fermati lì a fare benza, tornando verso casa?
Era buio come stanotte.

Superandolo, mi sento Pallade Atena: è un'immagine di un secondo, non so perché mai dovrei essere lei, ora, ma le parole sono state chiare e fulminanti.
Pallade Atena.

Cinzia, portami a casa, lontano da queste metafore impossibili che sanno di ricordi e sorrisi a mezza bocca.

giovedì 12 luglio 2012

S- Noi due, in bici a Milano.

Succede tutto in una manciata di secondi.
Il tempo di un respiro e siamo io e lei: mi trasformo in una di quelle dueruote che sfrecciano in Corso Vittorio Emanuele -sfrecciano esitando, in realtà, nel tentativo di evitare i pedoni-.

Sono stretta al manubrio di Cinzia (così mi ha detto di chiamarsi), la bicicletta rosa Legnano imprestatami da Micol. L'ho recuperata al Melrose Place, con la silenziosa benedizione di Diego e dei rampicanti del cortile.
 Siamo partite prima piano, conoscendoci un poco fra i solchi del pavè del Naviglio Grande; abbiamo superato le insidie dei binari del tram e via, verso Sant'Eustorgio, le Colonne di San Lorenzo, via Torino (percorsa mano nella mano) e il Duomo.
Un'immagine di chiara libertà mi si stampa in faccia: Cinzia, hai capito?
Siamo libere. Io e te, tu e me.
Dopo tanto tempo cavalco di nuovo le due ruote sottili di una bicicletta in una Milano ancora mia, di cui ricordo le strade ma non i nomi, di cui capovolgo le curve salendo sul marciapiede d'asfalto.

Fa caldo, ma va bene, va benissimo.
Passo sotto l'ombra degli alberi pedalando lungo una pista ciclabile che tre anni fa non esisteva e sento un forte tuffo al cuore: è un tuffo bello, di quelli olimpionici, di quelli che puntano alla medaglia d'oro della nostalgia felice.
Milano mi fa disperatamente innamorare ogni giorno di più, con il bar con le sedie di metallo colorato (che resistono al rumore di Corso Buenos Aires) e con i caffè alla torrefazione.
Ci si mettono pure gli arcobaleni e le vinerie che vendono il Bianco Veneto sfuso, a 3 euro la bottiglia.

Parcheggio Cinzia in Sangallo (che gesto fatto e rifatto, penso) e salgo; sono l'animale domestico di Gaia che si pulisce e si distende languido sul suo letto. Ci offriamo libri e parole.
Una cena più tardi riprendo la puledra e via, ancora, nelle luci giallognole della sera: incappiamo in un palazzo nerissimo, nel cuore di Città Studi, con cinque vetrate illuminate d'arancio. Sembra il modellino di sè stesso.

Una tipa, su un balcone al terzo piano di una casa in Gran sasso, fuma e fa le facce.

Fischiettiamo la nostra canzone.
"Tutta miaaa la cittaaaaà..." 

Guarda, Cinzia, questo è il cortile.
Io vado a dormire al quarto piano, ora. Ti lascio qui fuori, ma ti lego al palo.
"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" dice mia mamma, travestita da banconota da 20 euro.
Chiave, lucchetto, catena.

Buonanotte, Cinzia, a domani.


venerdì 6 luglio 2012

S- Roma

A Roma non ho fatto disegni.
Ho scritto due poesie, però.

Ho fatto a lotta di bottigliate d'acqua.
Ho rivisto chi se lo meritava e conosciuto chi se l'è meritato.

Ho ballato con Mannarino, cantando con altre migliaia di voci e con i fuochi d'artificio nella pancia.


Ci siamo seduti sul selciato per poi alzarci e ballare con le chitarre e con i brasiliani.
Abbiamo visto l'alba all'EUR.


Abbiamo salutato il sole, prima di trovare delle piume a Villa Ada.


Abbiamo cercato gli animali sui cornicioni, e siamo entrati in atrii immobili che nascondevano ascensori d'altri tempi.

 E tutto questo, nonostante una città dura, nonostante il caldo mortale, nonostante il peso che ognuno si porta dietro, dentro, appeso all'ombelico.
Non importa in che città, a che ora, con che vestito: basta andare.



Le foto sono di gentile e varia concessione di Luca e Jean.

domenica 1 luglio 2012

S- Cesellando

Me ne sono andata per una notte in Piemonte, da un'amica nuova e da una mezza origine materna.
Fa sempre piacere.

Si finisce per bere del buon vino e parlare con persone mai viste prima; si ritorna a casa in treno pensando a quanto sarebbe bello avere un blog di viaggi, e un altro sui bar del mio cuore, e un altro ancora su come sopravvivere agli svarioni sul pullman.

C'è odore di caffè in cucina e una decina di piatti puliti in lavastoviglie.
Le piante sopravvivono e di tanto in tanto mi rispondono (soprattutto quando divento particolarmente impicciona).

Bisogna finire un capitolo in embrione e definire sedici illustrazioni.
Si vorrebbe andare a sentire i Vallanzaska, stasera, ma perdio, non da sola; l'improvviso furore italiota mi costringe a rivedere piani e forti, rimanendo nell'andante con brio.

Nasce l'idea per l'ultima vignetta di Spirito di Vino e per una lunga tavola Verticale.

Cerco una bici, cerco un buon numero, cerco di non farmi mancare il balcone di Barcelona, cerco di non commuovermi al ricordo delle biglietterie automatiche in Stazione Centrale, nell'atrio, sei anni fa.