lunedì 22 ottobre 2012

S/D- LA metafora del caffè esploso

Ogni volta che riscaldo il caffè (già sapete quanto mi piace il caffelatte riscaldato) nel microonde, quello esplode. Forse il verbo "esplodere" non è quello giusto, forse c'è un'altra parola che esprime meglio l'evento, ma il mio caffè esplode.
Lo fa perché lo dimentico, lo fa perché lo faccio scaldare per troppo tempo, lo fa perché non lo curo e non gli concedo la giusta dose di attenzione.
Mi si ribella contro.

E così va la vita, spesso, e pure volentieri.
Mi muovo a scatti e non riesco a concepire il movimento lento e dolce dello scendere dalle colline.
Resta solo il ritmo del treno.

Salire.
Aspettare.
Scendere.
Cambiare.

Cos'è successo dopo Torino?
Libri per bambini.
Illustrazioni.
Proposte di fumetti.
Loghi (Nel numero di tre. Due sono ancora solo nella mia mente, sigh).

Scrivere: tanto, sempre. A volte, per puro impeto grafico. O mentale. Impeto, comunque.
Disegnare: dappertutto. Sui muri di Roma, sui vetri delle finestre, sui fogli di giornale, sui taccuini ad esso preposti, sulle mani, sui vestiti.

Appena avrò modo di recuperare il tutto, posterò qualche scritto (oltre a quelli di 20lin.es).

Intanto, dicevamo, Roma.
 

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