Le ore di sonno si mantengono sull'insufficienza: però bevo, mi diverto, scrivo e leggo. Produco, gironzolo, butto il corpo al sole e, dall'alto del colle di Udine, guardo la mia città (una delle mie città, sicuramente la prima in ordine cronologico), la saluto e mi innamoro dell'Angelo del Castello.
Scendo fra le ombre maculate e fra i ciottoli sconnessi, scivolo accanto alla vecchia scuola elementare, alla biblioteca, ai bar, alla roggia fresca; mi seguono gli occhi dei primi bevitori di "taj", domenica mattina.
Adesso è il momento di fare la borsa per Barcelona; perchè così combattuta?
Si riparte! Si torna in Spagna!
Una sottile linea di paura mi segna i polsi: come sarà?
Non sarò sola di sicuro, ma allo stesso tempo già so che la solitudine mi consola, mi rende veramente padrona delle mie giornate. Gestire ogni calcolo ed ogni scompenso per poi uscire e sorridere al mondo mi dà una forza incredibile.
Perfetto, ora sono carica, pronta per una nuova strada, pronta a proseguire l'avventura che vivo ogni giorno, l'emozione che bevo dal calice della mia morte.
(lirismooooo! Sarà il vino di ieri? :P)
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