La morte è un argomento di cui si ha paura di parlare, come se a nominarla la si chiamasse: la verità è che non ci vogliamo pensare.
La verità è che moriamo ogni giorno, pezzetto per pezzetto, alcuni più velocemente di altri, alcuni all'improvviso, senza ragione apparente.
Persone come me lo sentono con invadenza: nell'autocontrollo c'è l'ombra della fine.
E se ci sono dei momenti in cui davvero vorremmo solo metterci l'ultimo numero di pagina, ce ne sono tanti altri (il sorriso di un amico, un bacio, un tramonto, il mare, una canzone...una notte insonne a ballare...un disegno, un colore) che ci riportano qui e ora.
Qui ed ora siamo vivi, impauriti, forse, ma siamo portatori del cambiamento, generatori di energia, la forza di chi ci ha preceduto e ci ha dato una lezione da non dimenticare.
una mia vecchia poesia diceva
I morti
mi han detto
di dirti
che quello che cerchi
esiste.
La mortalità ci si riflette negli occhi costantemente, è assurdo e necessario farla nostra. Accettare che esista.
La perdita di una persona che ami è qualcosa di indescrivibile, è la perdita di un pezzo di esistenza che credevamo incrollabile.
Ma verrà un altra alba, ed il peso che avremo dentro si trasformerà nel ricco peso di un ricordo speciale.
mia cara melli,
RispondiEliminadegna di lode è nell'uomo la consapevolezza della propria mortalità: non vivono appieno coloro che fidano troppo nel domani.
ma c'è altro purtroppo. la "possibilità dell'impossibilità di ogni possibilità" (quot. martin heidegger) può essere un peso invalidante.
di tutte le cose che si potrebbero dire, scelgo questa: la conosci solo se ti ha visitato da vicino; dopodiché non puoi tornare a non sapere ciò che hai saputo. come ho scritto altrove, se "morte" è una parola breve, "conseguenze" è una parola molto lunga.